Green pass e mascherine: a lezione con gli studenti di Scienze Politiche

È passato oltre un anno dall’avvento della pandemia e le cose anche al Dipartimento di Scienze Politiche sono cambiate. Innanzitutto il parcheggio è vuoto. Uno dei problemi maggiori in epoca pre-Covid, nella sede di viale Ellittico a Caserta, era infatti trovare un posto auto. Erano tanti, allora, gli studenti che posteggiavano incastrando le altre macchine e lasciando un biglietto sul parabrezza con scritto: “sono a lezione, non trovavo posto. Se devi uscire chiamami al…”, e allegavano il loro numero di cellulare. Ora invece risaltano le strisce bianche e i cartelli di divieto di accesso, che rendono evidente la straordinarietà di questa situazione. Si notano di più anche gli alti alberi che si alternano al cemento e che adesso, in questo gelido primo pomeriggio di ottobre, annuiscono al vento. È cambiato anche l’ingresso. Adesso, prima della transenna, dove c’è la guardiola dell’addetto alla sicurezza, spiccano due termometri facciali e un cartello segnaletico di quelli permanenti, in metallo e catarifrangente (cosa che per un attimo fa raggelare): “controllo della temperatura corporea”, ammonisce. Dunque entriamo, anche se il portinaio è assente, e ci accoglie il labirintico cortile in cemento della struttura, che è in condivisione tra il Dipartimento di Scienze Politiche e quello di Psicologia. Deserto. Non c’è nessuno. La biblioteca, che è anche area multimediale, non ospita ormai più studenti, se non per il prestito bibliotecario. Il Dipartimento è sempre stato un melting pot, pieno di gente molto diversa (così fantasticamente variegata come è la gente di Psicologia), e adesso invece somiglia un po’ più all’Overlook Hotel, ambientazione simbolo del capolavoro di Stephen King ‘Shining’. Nell’androne, dove ci sono le macchinette del caffè, troviamo poche persone che parlano sottovoce, con la mascherina calata sul volto. Se non altro abbiamo imparato ad ascoltare ciò che vogliono dirci gli occhi. Danilo Tolone è seduto su un tavolo e guarda verso un punto indefinito, poi ci nota e ci mettiamo a parlare. Frequenta la Magistrale in Scienze e tecniche della Pubblica amministrazione, e oggi è qui perché ha seguito il corso di Storia delle Istituzioni politiche, che è iniziato a metà settembre. “Trovo il Dipartimento molto cambiato – racconta – ma non potevamo aspettarci diversamente”. Mentre la didattica a distanza ha influito negativamente sul rendimento di molti studenti, “io mi sono trovato molto bene. Certo, sussistendo le condizioni per la didattica in presenza non ha senso continuare con quella da remoto, pur conservandone alcuni elementi”. Il Dipartimento ha risposto bene alla necessità di riprendere, è vero, ma bisognerebbe pensare anche ad alcuni altri aspetti: “credo che si dovrebbe aggiungere una bacheca in cui pubblicare i bandi dei concorsi e possibilmente delle aule studio oltre alla biblioteca, perché in Università ci si viene anche per studiare oltreché per seguire i corsi”. Suggerimento che viene accolto con favore da Filomena D’Ambrosio e Francesca Del Prete, entrambe al secondo anno della Triennale in Scienze del Turismo, che trascorrono gran parte della giornata in Dipartimento e spesso si trovano a studiare nelle aule, alle quali teoricamente non si potrebbe accedere se non per seguire i corsi. Il primo anno di corso lo hanno frequentato interamente in dad e adesso giungono in Dipartimento per la prima volta. “Sono contenta di aver ripreso in presenza, anche se non è una vera e propria presenza, se si capisce quel che intendo – dice Filomena – frequentando di persona le lezioni si preserva il contatto umano”. “Ed è molto meno stressante! – aggiunge Francesca – Diciamo che relazionarsi con uno schermo non è proprio il massimo”. Nel loro corso sono pochi, per cui non si applica il sistema Restart per la turnazione in modalità mista. Ci salutiamo, con la speranza comune di tornare a una normalità non parziale. Proseguiamo la visita in Dipartimento e notiamo che tutte le aule sono provviste di dispenser contenenti il gel sanificante, che è bello fluido, segno che viene rabboccato puntualmente, cioè prima che sedimenti. I banchi sono lindi, i bagni anche. Si direbbe che non siano proprio stati usati oggi, ma non è così. Davanti alle cattedre c’è uno schermo di plexiglass, anche se la distanza tra queste e i primi posti supera quella prevista dalle norme anti-contagio. Una voce proviene dall’Aula Magna. È la prof.ssa Francesca Canale Cama, docente di Global history, che sta parlando dei Balcani e degli ottomani. Ci fermiamo un momento ad ascoltare. Gli studenti sono distanziati, tanti piccoli spazi tra di loro come se fossero le finestrelle tra i denti da latte di un bambino. La lezione finisce poco dopo (proprio sul più bello!) e tutti si alzano, dirigendosi flemmaticamente verso le due uscite (anche se solo una di esse dovrebbe essere usata come tale, opportunamente indicata con una freccia). Si forma un capannello di studenti appena fuori dell’aula e ci avviciniamo. Sono tutti al primo anno della Triennale in Scienze Politiche, alcuni iscritti all’indirizzo Istituzionale, altri a quello Internazionale. Luciana Gargiulo si fa subito avanti, e il suo entusiasmo appare contagioso. Sembra davvero che le restrizioni siano state per lei una prigione: “sono contentissima di essere tornata in presenza, non so neanche dire quanto. Per quel che mi riguarda, non ho tratto alcun vantaggio dalla didattica a distanza, solo tanto stress e malinconia”, racconta. Non solo, la studentessa pone l’attenzione su una dinamica molto importante: “è stato reso noto che la pandemia e le sue restrizioni hanno avuto un forte impatto psicologico sui più giovani, quindi ben venga la presenza”. Tale è il suo entusiasmo, che ha persino deciso di candidarsi per il Consiglio di Corso di Laurea, ma che venga eletta o meno poco le importa, perché la cosa più importante è far parte di un Dipartimento inclusivo quale per lei è quello di Scienze Politiche. L’amica, Alessia Caruso, dice che si organizzano anche serate tra studenti per conoscersi, poi, riguardo al Dipartimento, suggerisce qualche miglioramento: “sarebbe opportuno che la segreteria fosse più puntuale nel trasmettere le comunicazioni, che spesso vengono pubblicate con poco preavviso”. Sara Guarino, come le colleghe, è soddisfatta dell’ambiente, che ritiene molto inclusivo e propositivo. Anche la didattica a distanza per lei “è stata erogata in modo efficace rispetto alle superiori, dove si avevano spesso problemi di connessione”. Ma, quando si parla di rispetto del distanziamento in aula, le studentesse si guardano e ridono: “diciamo che con alcuni docenti si può evitare – dice Sara – mentre altri sono più severi e ci fanno notare anche se la mascherina si è abbassata”. Inoltre “non sempre controllano il green-pass e misurano la temperatura”, come dice l’amico Michele Vessella. Poi salutano e si allontanano, perché hanno un treno da prendere e devono correre. Ma uscendo, nel silenzio dei corridoi vuoti, incontriamo il portinaio. “I controlli del green-pass vengono effettuati a campione sugli studenti perché sarebbe difficile controllarlo a tutti. Viene però scansionato a tutti coloro che hanno un appuntamento con i docenti o in segreteria”. Ringraziamo per l’informazione e salutiamo, lasciando la struttura mentre il vento solleva qualche foglia rossa, le prime di questo autunno. 
 
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