L’agronomo, figura professionale tra “tradizione e innovazione” con buone possibilità occupazionali

Una giornata di orientamento, quella del 29 settembre, che si è posta l’obiettivo di avvicinare gli studenti all’agroalimentare, spiegando il ruolo crescente di questo settore, e all’importanza di una figura professionale come l’agronomo. L’incontro, che si è svolto sulla piattaforma Microsoft Teams, è stato organizzato dal Comitato del Corso di Studi in Scienze agrarie e forestali, attivato quest’anno presso il Distabif (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche) diretto dal prof. Antonio Fiorentino, con la collaborazione delle docenti Giovanna Battipaglia, Silvana Esposito e Petronia Carillo. All’incontro ha preso parte anche il delegato all’orientamento dell’Istituto tecnico superiore Manlio Rossi Doria di Marigliano. “Le statistiche ci dicono che il settore agroalimentare e forestale è in crescita e che quindi le possibilità d’impiego sono molte”, dice la prof.ssa Battipaglia, che si occupa di assestamento forestale e selvicoltura. A livello nazionale “conta oltre due milioni di imprese e, a scanso delle difficoltà economiche che il nostro Paese sta affrontando, registra un aumento del Pil dello 0,9%, e ciò significa che va a rappresentare circa il 9% del Pil italiano. La filiera conta oltre tre milioni di lavoratori, cioè il 14% degli occupati italiani, e negli ultimi anni si è avuto un aumento di oltre il 4% del reddito da lavoro dipendente”. In Campania il dato di occupazione nell’agricoltura è superiore alla media nazionale, “questo perché si tratta di una regione da sempre dedita a questa attività, ma anche grazie alla nuova fortuna che il settore sta riscoprendo. In particolare, la Terra di Lavoro è il territorio su cui si trova la maggior parte delle imprese agricole, prevalentemente a conduzione familiare”. I dati relativi ai laureati mostrano “che le possibilità d’impiego sono maggiori rispetto alla media nazionale: l’89% degli uomini e il 69% delle donne trovano un impiego a cinque anni dalla conclusione degli studi”. Ma quali sono le sfide dell’agricoltura oggi, e come può rispondervi un  agronomo? La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) stima che per nutrire il mondo, nel 2050, sarà necessario aumentare la produzione del 70%. “Le risorse che il pianeta Terra offre non sono illimitate e, se l’uomo non intervenisse con le tecnologie nel settore dell’agricoltura, non sarebbe già più possibile sostentare tutta la popolazione mondiale. Le sfide dell’agricoltura oggi sono quindi molte: produrre alimenti salubri, di qualità e per tutti, riducendo la pressione ambientale e climatica; la tutela delle risorse che entrano in produzione, come l’acqua e il suolo; la scoperta e l’utilizzo di nuovi materiali, nuove forme di energia e tecniche di recupero e valorizzazione degli scarti (bioeconomia); l’ideazione di processi produttivi più sostenibili per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici; l’assicurazione della qualità della vita nelle aree rurali e, infine, garantire l’efficienza economica e la redditività dei sistemi agricoli, di allevamento e della pesca. Quindi, a un numero così alto di sfide deve corrispondere un profilo professionale ideale, cioè il tecnico agronomo”. Non si deve pensare che si tratti del semplice coltivatore, perché il tecnico agronomo (il cosiddetto agricoltore 4.0) è quella figura “che sa coadiuvare tradizione e innovazione, con la conoscenza di tutte le tecnologie avanguardistiche e dei processi fisici e chimici che interessano il settore”. L’agronomo, sottolinea la prof.ssa Petronia Carillo, docente di Agronomia e coltivazioni erbacee, è “un esperto con un ventaglio integrale di competenze; conosce la chimica e sa mettere la tecnologia al servizio del proprio lavoro”. La parola chiave di questo ambito è, riprende la prof.ssa Battipaglia, “innovazione; si predilige quella che viene chiamata ‘agricoltura smart’, cioè in grado di evolversi in continuazione, adeguandosi alle aspettative dei cittadini e al contempo rimanendo a stretto contatto con la tradizione del modello familiare. Deve essere un’agricoltura resiliente e resistente!”. 
I laureati possono ambire a una vasta ghiera di occupazioni: produzione di beni e servizi nel comparto agroalimentare e forestale; programmazione e gestione del territorio rurale; analisi e monitoraggio degli ecosistemi agricoli e forestali; consulenza, assistenza tecnica, economica e operativa; consulenza alle imprese agricole e agroindustriali circa la difesa delle piante e il controllo qualità dei prodotti agricoli; filiere di distribuzione e marketing nella produzione agroalimentare e forestale; aziende forestali e silvo-pastorali, consorzi montani e industria del legno; impiego negli enti pubblici e nelle ONG impegnate in progetti di sviluppo rurale e forestale. “Si tratta quindi di un Corso di Studio versatile, che si pone lo scopo di preparare una figura poliedrica, in grado di far fronte a tutte le contingenze del settore; per questo abbiamo pensato che fosse necessario renderlo interateneo, cioè in collaborazione con il Dipartimento di Agraria della Federico II, proprio per fornire agli studenti il maggior numero di conoscenze possibile”, conclude la prof.ssa Battipaglia. 
Per l’accesso al Corso di Laurea è previsto un test che non preclude l’iscrizione, ma che serve a valutare le competenze dello studente. Sono previste almeno altre due date per la compilazione del test: una il 9 ottobre e l’altra a dicembre.
 
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