Le quattro tecniche d’indagine dell’investigatore privato

Chi non ha apprezzato le avventure di Sherlock Holmes, di Poirot o di Colombo, fino ad arrivare al più recente ispettore Valiant e al mitico 007? La figura dell’investigatore privato è circonfusa da un alone di spettacolarità, ma la realtà è ben diversa, come ha spiegato il dott. Gaetano Bernieri, investigatore privato della provincia di Caserta, nel corso del seminario che si è tenuto presso il Dipartimento di Giurisprudenza lo scorso 10 novembre. L’evento, intitolato “A tu per tu con i professionisti dell’investigazione”, si è rivolto principalmente agli studenti del curriculum in Scienze delle Investigazioni e della sicurezza del Corso di Laurea Triennale in Scienze dei Servizi giuridici. Lo scopo è chiaro: metterli di fronte a uno dei possibili sbocchi occupazionali previsti dal percorso di studi, dato che peraltro lo studio di Bernieri ha una convenzione con il Dipartimento per il tirocinio post-laurea dei suoi studenti. L’evento, che si colloca nell’ambito del Laboratorio di Compliance aziendale e sicurezza sul lavoro, è stato diretto dalla prof.ssa Carmela Di Carluccio, docente di Diritto della sicurezza e della prevenzione sul lavoro. Una ventina gli studenti presenti. “L’investigatore privato si distingue dai pubblici ufficiali perché è un civile – ha spiegato l’esperto – Quindi, per poter indagare, ha bisogno prima di tutto di una licenza, dunque di un motivo ragionevole per avviare le indagini”. Per ottenere la licenza è necessaria una preparazione universitaria, o un titolo equipollente, che ricopra sei ambiti differenti tra cui Giurisprudenza, Psicologia, Sociologia, Scienze Politiche e Scienze della sicurezza e dell’investigazione. In secondo luogo, è necessario un praticantato di tre anni presso un investigatore privato che sia titolare della licenza. Sì, perché gli investigatori possono essere di tre tipi: titolare della licenza, investigatore autorizzato (o collaboratore professionale) e collaboratore in carica elementare. Ma cosa fa e come lavora l’investigatore privato? “Si occupa di investigazioni in diversi ambiti, tra cui quello civile, assicurativo, privato, penale e tributario – ha continuato Bernieri – e per farlo deve essere commissionato da chi abbia un reale motivo per farlo. Se, ad esempio, si sospettano maltrattamenti domestici, o frodi assicurative, o furti sul posto di lavoro, la parte lesa può ricorrere alle prestazioni dell’investigatore privato il quale, dopo una serie di indagini, può produrre delle prove”. Nel procedere con le indagini l’investigatore si avvale di quattro tecniche: “il sopralluogo, cioè il recarsi sul posto. Va da sé che non tutti i luoghi sono uguali, dove vi è un tasso di criminalità più alto vi è infatti un pericolo maggiore”; l’osservazione statica (o appostamento), “in questa fase è necessario limitare la memoria visiva dell’indagato, cioè è importante non essere visti (per questa ragione nella foto in pagina il volto del relatore è oscurato, n.d.r.). Esistono specifiche tecniche per fare in modo di dare meno nell’occhio, ad esempio un uomo e una donna appaiono meno sospetti rispetto a una coppia di uomini”; l’osservazione dinamica (o pedinamento), cioè seguire l’indagato; infine, le cosiddette escursioni intervista, “cioè la raccolta di dati attraverso colloqui con le persone che sono a conoscenza parziale o totale dei fatti. Si badi bene che non si parla di intercettazioni, perché l’investigatore privato non può effettuarne se non in possesso di autorizzazione preventiva da parte della magistratura”. Commettere un errore in una di queste fasi può innescare una reazione a catena tale da invalidare lo svolgimento delle indagini, ma se l’investigatore riesce a portarle a termine possono produrre, in connessione con altri elementi, delle prove. E per altri elementi si intendono, ad esempio, i tracciamenti GPS, che vengono effettuati tramite l’apposizione di un particolare dispositivo che viene applicato sotto l’automobile del soggetto con una calamita (sì, come nei film) e che trasmette informazioni tramite una scheda inserita al suo interno. Insomma, un mestiere non sempre facile, che si sta evolvendo rapidamente anche a seguito della rivoluzione digitale, tanto da rappresentare, secondo Bernieri, una frontiera per il futuro: “prepararsi alla sfida digitale e sapersi muovere sul web”, questo il monito. 
È stato un incontro incentivante, in grado di lasciare molto ai presenti. “Ho trovato in Bernieri un grande stimolo – ha raccontato Domenico Mirra, al secondo anno del curriculum in Scienze della sicurezza e delle investigazioni – Faccio concorsi nelle Forze Armate e credo che l’investigazione sia molto importante”. Orlando Izzo, che frequenta il Corso insieme al collega, invece, ha sempre sognato di diventare detective: “Sin da bambino ho il desiderio di intraprendere questo mestiere e adesso ne so qualcosa in più”. Anche Nicolò Picone, stesso anno e Corso dei colleghi, vorrebbe lavorare nelle Forze dell’Ordine: “Credo che questo Corso di Studi, insieme ai seminari formativi che eroga, possa fornire una preparazione che in ambito concorsuale può fare la differenza, specialmente durante il colloquio”. 
 
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