Erasmus Studio: il bando è aperto anche alle matricole

Scade il 21 aprile il bando di selezione per l’assegnazione delle borse di mobilità nell’ambito del Programma Erasmus+ studio per l’anno accademico 2021/2022. Pubblicato in lieve ritardo rispetto agli anni precedenti (in genere è diffuso tra novembre e dicembre), e non per ragioni strettamente interconnesse alla pandemia che pure ha rallentato i lavori, quest’anno il bando presenta delle novità. La prima: “da settembre anche gli studenti iscritti al primo anno potranno prendere parte al progetto”, conferma la prof.ssa Gala Maria Follaco, Delegata del Rettore all’Erasmus+ e da due anni Presidente della Commissione Erasmus e Mobilità Internazionale di Ateneo. Le matricole, escluse negli ultimi cinque anni dalle selezioni – dal momento che nella fase di invio delle domande molte di queste non avevano neanche avuto possibilità di sostenere esami – adesso, per via del ritardo con cui è stato reso noto il bando, potranno partire per l’estero nel loro secondo anno di studio. La regola è sempre la stessa: si possono scegliere fino a tre destinazioni, in ordine di preferenza. Il budget stanziato, invece, dipende dalla fascia in cui il Paese è collocato in base al costo della vita e varia dai 250 ai 300 euro (salvo ulteriori contributi aggiuntivi). “I massimali del contributo della borsa sono al momento oggetto di revisione e potrebbero variare leggermente ma in positivo”. Soltanto due i requisiti richiesti per la partecipazione: almeno 26/30 di media ponderata e la regolare iscrizione a un Corso di Studio dell’Ateneo. 
Depennata l’Inghilterra post-Brexit
In questo momento, “le matricole, che non hanno mai avuto finora l’opportunità di frequentare le lezioni in presenza, sono naturalmente disorientate. Occorre spiegare bene il funzionamento della macchina Erasmus, cosa sono gli ECTS (crediti formativi all’estero), cos’è un accordo finanziario: tutto il lessico della mobilità”. È stata una delle ragioni per cui su Teams gli Infoday Erasmus hanno registrato un’elevata partecipazione con oltre 500 studenti collegati nell’appuntamento generale del 29 marzo e con numeri leggermente minori anche negli incontri dipartimentali del giorno successivo. In effetti, nella prima settimana di aprile, sulla piattaforma erasmusmobilitainternazionale.unior.it risultavano quasi 400 domande aperte e un centinaio già chiuse: “numeri incredibili che non ci aspettavamo visto anche il periodo. È possibile che con il nuovo accesso delle matricole, invece, i numeri ci sorprenderanno. A fronte di una chiusura prolungata per mesi, da parte degli studenti la voglia di partire è tanta”. Intanto, “le registrazioni degli incontri continuano a essere disponibili online dove è possibile rivederle o continuare a porre domande in chat, come in una sorta di Infoday permanente”. Tra le novità del bando, l’esclusione del Regno Unito a seguito della Brexit, con il rammarico per la perdita di una delle Università più prestigiose a livello mondiale nel campo linguistico: la SOAS di Londra, da sempre ambita soprattutto dagli studenti del Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo. Non è ben chiaro se vi saranno spiragli, per coloro che desiderano trascorrere un periodo in UK, di usufruire di un nuovo programma di scambio. “Al momento l’Inghilterra ha lasciato intendere che promuoverà progetti di mobilità a senso unico: dei britannici all’estero, e non viceversa. Così, si perde un po’ il senso degli scambi che sono tali perché appunto reciproci”. Per gli studenti di Lingua Inglese non resta che rivolgersi verso altre mete: “Prevedo un incremento di domande verso l’Irlanda e spero che vengano valutate con più attenzione anche le Università dell’Est Europa con una didattica dell’inglese di ottimo livello”. Difficile che il trend, però, subisca variazioni: “i Paesi verso cui registriamo un maggior numero di domande sono Francia, Spagna e Germania”.
Con il nuovo programma Erasmus+, altre novità riguarderanno il riconoscimento delle mobilità miste (metà in presenza e metà a distanza) e la digitalizzazione di molte prassi. In ogni caso, “in tempi rapidi renderemo noti, grazie al lavoro dell’Ufficio Relazioni Internazionali, i risultati delle selezioni e delle graduatorie per far sì che gli studenti non siano penalizzati dalle scadenze previste per alcune destinazioni”. Le norme di buona condotta che ogni studente in mobilità nell’epoca Covid dovrà rispettare: “Da quando il Rettore ha sbloccato le partenze nel mese di gennaio – ad oggi circa 60 studenti de L’Orientale si trovano all’estero (per Erasmus principalmente) – abbiamo chiesto agli studenti di firmare un documento informativo, presa visione delle misure di sicurezza e delle restrizioni per gli spostamenti vigenti nei Paesi verso cui erano diretti”. Da qualche mese, la domanda più ricorrente da parte degli studenti concerne l’assicurazione: cosa copre la tessera sanitaria italiana? “Copre molto. Anche se adesso stiamo valutando come Ateneo, considerato il peso che da noi riveste la mobilità internazionale, di offrire una copertura assicurativa completa, al di là di quella già vigente per gli infortuni”. Sono, però, procedure complesse che “ci auguriamo di portare a compimento prima dell’inizio di settembre”, mese in cui sono previste le prime partenze (che si chiuderanno tutte entro il 30 settembre 2022). Ogni Paese, però, è a sé: “per alcuni casi extra UE, come ci è capitato con le studentesse partite per la Corea del Sud, abbiamo consigliato di sottoscrivere un’assicurazione privata, che in quel caso veniva richiesta anche per il visto”. In altri casi, ci sono Paesi che non consentono al momento più a nessuno studente di entrare, “come il Giappone. L’anno scorso alcuni studenti erano rientrati a febbraio, perché nelle Università giapponesi in quel periodo si fa una pausa per le vacanze, e poi non sono potuti più tornare”. 
“Meglio un’esperienza più accorta al nulla assoluto”
Durante la prima ondata della pandemia, “è già capitato a studenti partiti per l’estero, ma anche a coloro che sono partiti nel secondo semestre di quest’anno, che hanno in un secondo momento dovuto far fronte alla chiusura dell’Università ospitante per un nuovo lockdown”. Non è, quindi, un controsenso la mobilità a distanza? Soggiornare in un altro Paese costretti, però, a seguire le lezioni online? “È stato sicuramente un anno particolare e questa esperienza di mobilità è senza dubbio diversa, soprattutto per uno studente de L’Orientale. Per noi andare all’estero significa vivere un percorso immersivo in un’altra cultura. Meno grave è per uno studente di Giurisprudenza andare a Parigi ed essere obbligato a seguire da casa”. Un segnale è emerso chiaramente dall’Infoday: “meglio un’esperienza più accorta al nulla assoluto”. Le preoccupazioni ci sono: “all’inizio gli studenti temevano di essere penalizzati per la partecipazione al bando dell’anno 2022/2023, se dovessero a causa del Covid rientrare in Italia e ridurre il periodo di permanenza. Ma comprenderemo con la massima elasticità le ragioni di ogni rinuncia legata all’epidemia”. Anche l’anno scorso si sono verificati molti rientri d’emergenza. I casi sono stati vari: “c’è chi ha preferito rimanere all’estero e rientrare soltanto in estate in Italia, chi è tornato e a cui è stata riconosciuta una parte della mobilità, chi ha dovuto rinunciare perché nel frattempo doveva laurearsi, chi è tornato e ha continuato a seguire da casa i corsi dell’Università straniera”. E c’è tra loro anche chi dall’anno scorso ha posticipato la partenza ed è partito il mese scorso (per le Università che lo hanno consentito). Come gli studenti attualmente in mobilità, anche i futuri vincitori delle borse Erasmus saranno tenuti a comunicare ogni mese con l’Ufficio Erasmus e informare i docenti sull’andamento del proprio soggiorno.
I consigli finali della docente: “Studiare con attenzione l’elenco delle destinazioni, esaminarle senza preconcetti incrociando l’offerta delle Università straniere con il proprio piano di studio, anche attraverso l’aiuto della Commissione”. E poi, perché no, essere creativi: “non fissarsi su un solo Paese, ma curiosare tra le valide alternative, perché se uno dei nostri docenti ha inaugurato un accordo con quell’Ateneo vuol dire che lì c’è una realtà interessante, che può offrire un valore aggiunto rispetto a mete più usuali”.
 
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