Esami di Lingua: un unico orale è la giusta via per una valutazione completa?

Conclusa l’attività didattica, prendono la parola gli studenti per raccontare nel pieno della sessione di esami in corso alcune novità e disagi emersi nelle ultime settimane. Se per le prove scritte si è andata ormai assestando la modalità orale, ormai vigente per quasi tutte le Lingue, non sono pochi gli esaminandi a far presente alcuni dubbi e problematiche. “Non è semplice per uno studente prepararsi per uno ‘scritto’ di Lingua che si svolge oralmente. Ho appena sostenuto la prova di Spagnolo II. Si è trattato, in sostanza, di un colloquio con domande a bruciapelo sulla parte grammaticale. Se si supera con successo la verifica sulle regole, testata con esercizi che occorre risolvere sul momento, il docente passa poi al programma d’esame vero e proprio, che attiene ad argomenti di cultura, storia, geografia e attualità”, spiega Michela Graziano, di Mediazione Linguistica e Culturale. Questa tipologia d’esame è da giugno 2020 la soluzione di emergenza adottata negli Atenei di Lingue come L’Orientale, ma che – spiegano gli studenti – visto il protrarsi della crisi pandemica “deve essere oramai rimessa in discussione”. Anche alcuni studenti di Inglese intervengono: “se si superano quei due o tre esercizi applicando la regola nella maniera corretta, l’esame procede. Altrimenti il docente rimanda l’esaminando direttamente al prossimo appello. Il problema è che dall’altra parte il docente lascia davvero un solo minuto per pensare e per i più incerti va detto che questo approccio non è il massimo”, continua Maria Santoriello. In altri casi, “se l’esame inizia con il piede sbagliato, si rischia di non riuscire a risolvere neanche l’esercizio successivo al primo, laddove invece una buona preparazione grammaticale consente di accedere senza problemi all’orale in sé, che è a tutti gli effetti un dialogo sui temi affrontati a lezione”, riprende Michela. Il problema è che “a distanza di diversi mesi, in cui anche noi abbiamo voluto metterci alla prova con questa nuova modalità, non siamo certi che sia la più idonea per la verifica delle competenze”. D’altro canto, invece, “troviamo molto più comodo che scritto e orale siano compattati nella stessa data, fatte alcune eccezioni per determinate discipline linguistiche per cui serve più tempo di preparazione: russo, cinese, giapponese, arabo…”, sottolinea Rosa Loffredo, di Lingue e Culture Orientali e Africane. A L’Orientale, in genere, funzionava così: “dal momento che l’esame scritto di lingua ha validità annuale – prosegue – gli studenti a volte tendevano, presi dal timore, a posticipare l’orale di mesi e mesi, rischiando non soltanto di perdere l’ottima preparazione grammaticale a cui si erano dedicati in vista dello scritto ma anche di aspettare l’ultima data disponibile, incorrendo così in ulteriori problemi. Per esempio, quello di dimenticare ormai quasi del tutto le spiegazioni di lezioni seguite quasi un anno prima”. È per questa ragione che gli studenti hanno cercato in più occasioni anche un dialogo con le rappresentanze “perché è giusto che vadano interrogati sia gli esaminandi che i docenti per capire se entrambe le parti siano o meno soddisfatte da queste nuove metodologie di verifica e le trovino abbastanza efficienti”. Per gli orali, invece, tutto sembra procedere liscio, fatta eccezione per alcuni intoppi ‘logistici’. “Insieme ai problemi tecnici o le connessioni carenti dovute al maltempo delle ultime settimane, vorremmo sollecitare alcuni docenti a condividere con largo anticipo i codici degli esami, le divisioni dei gruppi o l’organizzazione stessa che spesso viene resa nota a ridosso della data stessa, costringendoci ad attese estenuanti davanti al pc”, fa notare Erica Mautone. Sebbene l’esito degli esami costituisca al momento la preoccupazione generale espressa da tutta la comunità studentesca, per laureandi e studenti dell’ultimo anno di Triennale e Magistrale il problema principale resta la difficoltà di iscrizione ai seminari. “Ho contattato la referente delle ‘altre attività formative’ per il mio Corso di Laurea chiedendo se fosse possibile accedere ad attività alternative, anche esterne all’Università, per conseguire i due crediti che generalmente vengono rilasciati in seguito alla frequenza dei convegni. Ma non si può fare – parla Maria Rita Otranto, laureanda in Lingue e Culture Comparate – I posti per i seminari sono sempre pochissimi e finiscono subito. Chiediamo, perciò, ai Coordinatori dei Corsi di Studio, Triennali soprattutto, di garantire un accesso equo a tutti con almeno cento partecipanti alla volta per ogni webinar”. Tutto ciò sta causando problemi a una grossa fetta studentesca in procinto di laurearsi ad aprile, perché – aggiunge – “molti hanno difficoltà a trovare un seminario che si concluda 15 giorni prima dell’appello di laurea”, come espresso dal Regolamento di Ateneo. Anche gli studenti della Magistrale insistono su questo punto. “Dal momento che si tratta di attività obbligatorie, non è neanche giusto mettere gli studenti l’uno contro l’altro per accaparrarsi un posto per ogni nuovo evento finalizzato al conseguimento di crediti e così creare problemi a chi si deve laureare. Non vedo perché debba esserci un limite di posti disponibili se le lezioni sono a distanza e molto spesso si tratta di conferenze che prevedono un approccio frontale e non lo svolgimento di attività pratiche. Speriamo che con l’inizio dei corsi del secondo semestre – fissato al 1° marzo – siano implementati anche questo tipo di incontri”, conclude Antonella Romano, di Traduzione Specialistica. 
 
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