Il consiglio: “evitare di pensare che lo spagnolo sia una lingua facile”, o “una sorta di italiano/napoletano con -s finale”

“Grazie all’approccio blended possiamo raggiungere il più alto numero di studenti possibile, anche se, però, restano tutte le difficoltà incontrate lo scorso anno con la didattica a distanza”. Sono le parole della prof.ssa Monica Di Girolamo, docente di Lingua Spagnola I per il gruppo A-G della Triennale di Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe. Pro e contro sui quali non si ha ancora un’idea ben precisa di come integrare le due aule, dal momento che non tutti i docenti hanno esperito nel secondo semestre scorso la modalità mista. “Sarà tutto più chiaro una volta iniziato il corso”. In realtà, “penso che nessuno abbia mai pensato alla didattica a distanza come risorsa”, continua la docente. “Può essere un supporto, ma la vera didattica si fa in aula”. Una buona soluzione potrebbe essere alternare le lezioni in presenza a quelle in dad. In effetti, si tratta di “condizioni didattiche non nuove per gli studenti visto che, ahimè, hanno passato gli ultimi anni della scuola superiore a distanza. Spero vivamente che riescano a venire in aula o che ruotino, optando per entrambe le modalità”, anche per consentire alle matricole di entrare in contatto e socializzare. “La socializzazione può dirsi tale solo se avviene ‘in presenza’. L’università non è solo corsi ed esami, è condivisione, è crescita culturale, sociale e, soprattutto, umana”. Del resto, “il primo anno – in una lingua come Spagnolo – prevede moltissimi studenti. Siamo quattro docenti divisi sui tre Corsi di Laurea”. I programmi sul primo anno “non hanno subito modifiche sostanziali”. La finalità è “offrire un quadro completo dei fenomeni fonetici e morfologici dello spagnolo, mirando ad ampliare, gradualmente, il lessico di base e a sviluppare la competenza nelle quattro abilità linguistiche, ovvero la comprensione e la produzione della lingua sia nelle sue manifestazioni orali che in quelle scritte”. Un consiglio trasversale: “evitare di pensare che lo spagnolo sia una lingua facile”, o “una sorta di italiano/napoletano con -s finale. Questo è il pregiudizio più diffuso, che porta lo studente a sottovalutarne la complessità”, di questa così come di altre lingue incontrate a scuola.
 
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