Mobilità internazionale: cosa accadrà dopo marzo?

L’Orientale ha sospeso in via cautelativa le mobilità in ingresso e in uscita durante tutta la durata del primo semestre, fino al 15 gennaio prossimo. Rientravano in quest’ultimo provvedimento, approvato dal Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione, sia le borse di studio contemplate dal programma Erasmus+ (Studio e Traineeship), sia i bandi relativi alle convenzioni internazionali finanziati dall’Ateneo nei Paesi europei ed extra-europei. Tutte le partenze per l’estero sono state, dunque, per il momento posticipate al secondo semestre, a meno che la situazione epidemiologica non imporrà la necessità di intervenire con una nuova misura istituzionale e rimandare i soggiorni a data da destinarsi. “È da otto mesi che stiamo monitorando la situazione contagi. Partire vuol dire senza dubbio assumersi un rischio, ma la decisione non dipende esclusivamente né dallo studente né dall’Ateneo. L’incertezza complessiva nella quale versano l’Italia e gli altri Paesi ha fortemente condizionato le scelte dei rinunciatari, ve ne sono stati decine come è evidente dai numerosi scorrimenti di graduatoria, però adesso neanche gli idonei vogliono più andare fuori. La sicurezza è l’unica priorità e spero che anche a marzo l’Ateneo valuti con giudizio se sia il caso di mandarci fuori”, dice Giuseppe Montella, iscritto a Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa. Un tasto dolente perché la mobilità costituisce da sempre uno dei punti di forza dell’Università, nonché una delle possibilità per accrescere il proprio livello di conoscenza nelle lingue straniere. Un’esperienza, dunque, irrinunciabile nell’ambito del proprio percorso, a detta di ogni studente, “perché permette di immedesimarti a pieno nella cultura della lingua che scegli di studiare e soprattutto di perfezionarla”, parla Nicole Rosati, vincitrice di una borsa di studio per la Xi’an Studies University. In un Ateneo a vocazione internazionale come L’Orientale, “chi non parte resta indietro. La competizione è altissima, soprattutto per le lingue orientali, e la differenza tra chi ha studiato all’estero e chi non ha mai fatto un’esperienza fuori dalla comfort zone della propria città si avverte subito”, riprende Giuseppe. Nel caso in cui dal mese di marzo fosse davvero possibile partire, cosa significherebbe per uno studente accettare un Erasmus consapevole della convivenza forzata con il Covid? “Una volta venuta a conoscenza della situazione ho cercato di fare il punto dei pro e contro. In circostanze del genere serve prudenza”, continua Nicole, laureata alla Triennale in lingua cinese e adesso iscritta al Corso di Laurea Magistrale in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa. “Ho scelto L’Orientale perché è tra le migliori Università per l’insegnamento del cinese. Sono già stata in Cina per sei mesi e ho frequentato un corso avanzato di lingua cinese all’Università di Ningbo. Anche se ripartire per la Cina sarebbe stato un sogno – nonché un’occasione di crescita a livello professionale e personale – preferisco salvaguardare me e tutte le persone che mi sono vicino, perciò reputo giusto che siano state rimandate le partenze”. Nicole è tra gli studenti che hanno deciso nelle ultime settimane di rinunciare alla borsa: “Siccome gli Erasmus sono stati rimandati a marzo, ho dovuto rifiutare poiché sono agli sgoccioli per la laurea. Sto lavorando adesso a una tesi in Strategie di sviluppo della Cina sul tema delle zone economiche speciali cinesi in Africa, in particolare analizzando il caso dello Zambia”. Quali garanzie, invece, si profilano per i rinunciatari? “Una delle prime richieste dei rappresentanti in Senato Accademico è stata quella di spendersi affinché i rinunciatari non dovessero essere penalizzati in vista di una futura partecipazione al bando dell’anno prossimo, fatto sta che in qualche modo l’Ateneo avrebbe potuto preservare i vincitori tutti e congelare le graduatorie”, dice Antonio Di Luna, al terzo anno di Mediazione. “Pur iscrivendomi alla Magistrale l’anno prossimo, è probabile che perderò la borsa”: una questione assai spinosa soprattutto per i vincitori dell’anno accademico 2019-2020 che avrebbero dovuto cominciare il loro percorso all’estero in questo primo semestre. “A breve dovremmo modificare tutto il piano di studio per esami che abbiamo, data l’opportunità di farlo in quarantena, sostenuto online. Ciò significherà, nel caso in cui L’Orientale riuscisse a farci recuperare la borsa di mobilità, modificare anche il Learning Agreement. Per ora non abbiamo notizie in merito, ma le procedure burocratiche saranno certamente lunghe e faticose. Tutto resta in stand-by fino a marzo prossimo”. L’unica certezza è che, a fronte di una situazione epidemiologica imprevedibile, “sarà consentito in via eccezionale modificare il piano di studio fino alla fine di dicembre”. Un’ultima novità in corso di definizione sarà la possibilità per gli studenti all’estero di seguire le lezioni de L’Orientale. “Sarebbe penalizzante per uno studente che è partito per fare un Erasmus a Parigi, dove l’Università è stata momentaneamente chiusa per contenere un focolaio, non poter accedere neanche alle nostre lezioni, quindi si stanno sondando eventuali soluzioni per un Erasmus cosiddetto blended. Sarebbe la prima volta nella storia”, conclude Giuseppe.
 
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