Un nuovo Rettore a L’Orientale dal primo novembre

Sono state appena indette dal decano de L’Orientale, la prof.ssa Lida Viganoni, le elezioni per il nuovo Rettore: il successore della germanista Elda Morlicchio entrerà in carica il 1° novembre con un mandato che durerà fino all’anno accademico 2025-2026. La tornata elettorale è cominciata già nel mese di luglio: il 13 si è votato per i ‘Grandi elettori’, ovvero i rappresentanti dei collaboratori esperti linguistici, dei ricercatori a tempo determinato, del Consiglio degli studenti. Per ciascuna delle tre fasce sono stati eletti 8 rappresentanti che voteranno, insieme ai docenti, nella giornata del 23 settembre, dalle ore 9.00 alle 19.00 nei seggi ubicati presso i Palazzi dell’Ateneo. A fronte di questa novità, che cade in un momento molto delicato per l’Università tutta, la solidarietà e l’unione tra i tre Dipartimenti diventa norma e requisito indispensabile. Occorre, infatti, considerare che “il nuovo Rettore erediterà una situazione certamente complessa”, afferma il prof. Andrea Manzo, Direttore del Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo. Allo stesso modo, però, “potrà contare su una comunità di docenti, amministrativi e studenti che ha dimostrato di saperla gestire”. Questo perché “la sinergia con gli altri due Dipartimenti è alla base della nostra offerta. Da sempre le competenze sono distribuite e vengono poi declinate in ciascun Corso di studio seguendo la sua vocazione particolare. I problemi e le sfide inaspettati di questi mesi hanno consolidato i rapporti tra i Dipartimenti e sono state studiate e adottate soluzioni condivise”. Ad esempio: “una Commissione di Ateneo con rappresentanze dei tre Dipartimenti ha contribuito in maniera decisiva allo svolgimento della teledidattica”. Un’unione che prospetta spiragli positivi per la platea studentesca: “sono certo che nell’immediato lavoreremo tutti insieme per riavviare le attività in presenza e rendere la nostra offerta didattica sempre più efficace e rispondente alle necessità formative degli studenti”. 
Comunità di intenti
Sullo stesso punto prende la parola anche il prof. Giuseppe Cataldi, Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali: “Le decisioni saranno condivise a livello collegiale, di concerto con il Polo Didattico per il coordinamento delle lezioni. Nessun Dipartimento procederà per vie autonome, anche perché molti Corsi sono interdipartimentali. E creeremmo disagio agli studenti se ognuno adottasse regole e comportamenti diversi. Fortunatamente, noi tre Direttori ci troviamo bene a lavorare insieme e siamo facilitati da questa comunanza di intenti”. Nelle prossime settimane di luglio, intanto, “cercheremo insieme alla Rettrice e ai Prorettori di capire meglio cosa succederà dopo l’estate. Qualsiasi sarà la realtà, dobbiamo tenerci pronti e agire di conseguenza. Non dovrà passare neanche un minuto”. Il bilancio delle lezioni a distanza è comunque positivo. “Il nostro Ateneo, e in linea generale l’Università italiana, ha risposto bene all’emergenza. Dopo una prima fase di assestamento ci siamo resi conto delle esigenze e adattati rapidamente alla nuova realtà, con la collaborazione di tutti: colleghi, uffici e soprattutto gli studenti, ammirevoli nella loro capacità di organizzarsi in remoto”. L’augurio, ovviamente, è quello di “tornare già a settembre in aula. Si parla molto di didattica ‘blended’, con un sistema misto, metà in presenza e metà da remoto, sperando non generi confusione tra gli studenti. Forse sarebbe auspicabile iniziare pian piano a garantire la presenza in certe attività limitate come il ricevimento studenti o l’ingresso nelle biblioteche che speriamo possano anch’esse riaprire al più presto. Si sta lavorando per questo: aprire poco per volta”.
A testimonianza della forte coesione tra le tre strutture dipartimentali interviene anche la prof.ssa Maria Carmela Laudando, Direttrice di Studi Letterari, Linguistici e Comparati, che sottolinea: “condivido a pieno con gli altri due Direttori che la nostra priorità debba essere la riapertura delle sedi per tutte le attività che si potranno offrire in presenza e in sicurezza”. Nel caso in cui non fosse possibile, occorrerà “studiare una pianificazione intelligente in cui la cosiddetta DAD sia una risorsa integrativa e mai sostitutiva della lezione tradizionale, senza avallare un modello asettico e virtuale di trasmissione di saperi”. Una speranza che dovrà, tuttavia, tener conto nell’organizzazione didattica e nella gestione degli ingressi di un problema non nuovo riguardante le sedi di Ateneo. “Certamente i nostri edifici storici non offrono spazi ampi e presentano quindi una serie di problematiche specifiche sia per l’agibilità delle aule che per il controllo di flussi contingentati in entrata e in uscita”. In particolare, “alcuni corsi erano già sovraffollati prima che scoppiasse la pandemia e l’obbligo di distanziamento ridurrebbe ulteriormente i posti disponibili almeno del 50%”. Tra questi, il Palazzo di Santa Maria Porta Coeli “ha l’ulteriore complicazione di affacciare direttamente su via Duomo con un atrio piuttosto ridotto che comporterebbe anche il rischio di assembramenti all’esterno”. Tra i Dipartimenti continua, in virtù di questa coesione di intenti, “un clima incoraggiante di collaborazione fattiva”, anche perché con entrambi “ci sono molti punti di contatto a livello di didattica, di ricerca e di terza missione, come attestano le numerose iniziative culturali interdipartimentali”. Quanto alle elezioni rettorali, si tratta di “uno snodo delicato di passaggio”. Finora i tre Dipartimenti “hanno profuso il massimo impegno al fianco della Rettrice uscente” per garantire le priorità essenziali: “i servizi agli studenti, la possibilità di fare ricerca ai propri docenti e dottorandi, l’avvio del nuovo anno accademico senza ritardi o difficoltà”. A distanza si sono svolti esami, prove finali, sedute di laurea magistrale, e persino tirocini e altre attività, oltre ai corsi di un intero semestre. “Tutto questo non è stato solo ‘straordinario’ per le condizioni in cui si è operato. Ricordo l’inattesa commozione che ci ha colti alla fine del primo Consiglio di Dipartimento su Teams al pensiero dei drammi invisibili che si stavano intanto consumando altrove. È stato un momento fortissimo di empatia con tutti i presenti nell’aula virtuale”. Si prospetta, dopo questi mesi, “uno slancio progettuale di più ampio respiro”, anche se “il presente rimane molto incerto”. 
La modalità mista “è tutt’altro che flessibile e inclusiva”
Stando alle ultime disposizioni ministeriali, la fase 3, prevista da settembre a gennaio, dovrebbe caratterizzarsi da una modalità ‘mista’ di lezioni, esami, lauree, “modalità tutt’altro che flessibile e inclusiva, come potrebbe sembrare sulla carta, perché va calata in contesti molto diversi da ateneo ad ateneo e da regione a regione, ma soprattutto si scontra spesso con problemi annosi di edilizia e sicurezza che la pandemia ha drammaticamente fatto esplodere”. A L’Orientale, in ogni caso, “si stanno considerando diversi scenari, da quello peggiore di una recrudescenza del fenomeno che imporrebbe un nuovo lockdown all’ipotesi più ottimista di una cessazione di qualunque misura emergenziale”. Tra questi due estremi si collocherebbe lo scenario per l’appunto ‘misto’. Si stanno studiando, quindi, diverse ipotesi per il prossimo anno al fine di garantire almeno una parte delle lezioni in presenza. In questo caso, “ai difficili problemi logistici delle nostre sedi si aggiunge la specifica complessità del calendario delle nostre lezioni che deve contemplare una quarantina di lingue diverse”, per cui “è difficile, se non proibitivo, disporre modalità miste che tengano insieme le esigenze di tutti e non creino discriminazioni consistenti tra studenti di diversi Corsi o annualità”. Paradossalmente, “continuare con la didattica online anche per il primo semestre del prossimo anno accademico potrebbe rappresentare la decisione più prudente”. Se così dovesse essere, “il piano di potenziamento delle infrastrutture digitali stanziato dal governo andrebbe affiancato dal potenziamento in termini di edilizia e di trasporti”, insieme a “un reclutamento ‘ordinario’ e non straordinario di personale docente e tecnico-amministrativo”. Le università: luogo di incontro, confronto, formazione e relazioni. “Senza infrastrutture e organici adeguati la nostra missione formativa finisce per reggersi tra mille difficoltà solo sullo spirito di servizio di una parte dei suoi dipendenti e questo non è più tollerabile”. La pandemia ha così funzionato come lente di ingrandimento delle maggiori problematicità connesse alla programmazione didattica, come ad esempio: “la complessità dell’offerta con un numero ancora piuttosto alto di contratti e di mutuazioni, la numerosità degli studenti, un progressivo depauperamento del personale tecnico-amministrativo, lacune nelle banche dati, qualche incertezza nelle procedure e nel flusso di informazioni tra i vari uffici e anche la distribuzione degli insegnamenti sui due semestri”. Grazie alle esperienze accumulate negli ultimi mesi, si è però scoperto “che esiste un’istanza comunitaria, un’urgenza educativa e comunicativa a cui siamo chiamati a rispondere oggi prima di ogni altra cosa. C’è molto lavoro da fare, ma non bisogna cedere agli isterismi e ai catastrofismi. In tempi di crisi occorre imparare a convivere con la complessità, rimanere lucidi e concreti ma senza perdere mai di vista la visione che ci ispira e imparare a crescere ‘in leggerezza’”.
 
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