Migranti, in un film la storia di una donna forte e coraggiosa: Ibi

Ibi era una donna africana che per l’Italia è rimasta per ben 10 anni una migrante irregolare. Era soprattutto una donna forte e carismatica che per esistere ed uscire dall’invisibilità si è dedicata all’arte fotografica. Un modo per costruirsi un’altra vita dopo tre anni di carcere e di pena scontata a Napoli per aver trasportato droga durante il suo viaggio dalla Nigeria all’Italia, per uscire da una situazione economica disastrosa ed assicurare un futuro migliore ai suoi tre figli che poi non vedrà più. Per questo motivo Ibi ha deciso di filmarsi per raccontare alla sua famiglia lontana, da cui non è potuta tornare, la sua rinascita e la sua nuova vita a Castel Volturno e nel Movimento dei Migranti e dei Rifugiati di Caserta. Oggi Ibi non c’è più, è morta nel 2015, e con i suoi filmati di vita e testimonianza quotidiana è stato realizzato un documentario diretto dal regista Andrea Segre. Sessanta minuti di pura realtà che sono stati proiettati e discussi assieme agli studenti lunedì 23 ottobre nell’Aula 3 del Dipartimento di Scienze Politiche della Vanvitelli in una lezione diversa dalle altre che volge lo sguardo fuori dalle aule accademiche per abbracciare storie e contesti a due passi da noi che non dovrebbero lasciare indifferenti. Il nuovo documentario di Segre s’intitola “Ibi” ed è un tributo a questa donna, rinchiusa in un limbo di non appartenenza a nessuna terra, che ha lottato contro l’assenza affinché diventasse finalmente essenza. Lo ha fatto non solo filmando e fotografando tutta la sua vita in Italia ma anche guadagnandosi da vivere come fotografa professionista per documentare matrimoni, battesimi, feste religiose, tutte. Lo ha fatto per aiutare il Movimento, a cui prende parte…
 
L'articolo continua sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola dal 27 ottobre (n. 16-17/2017)
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