Gaetano e Ilenia: i primi due laureati con l’attestato di meteorologo

Gaetano Genovese ed Ilenia Manco sono i primi due studenti ad aver ricevuto l’attestato di meteorologo, unitamente alla laurea in Scienze e Tecnologie della Navigazione alla Parthenope. Un risultato molto atteso poiché fino ad oggi nessuna Università del Sud Italia poteva formare i meteorologi. Chi desiderava conseguire questa specializzazione doveva proseguire gli studi con la partecipazione a lunghi e costosi Master o il trasferimento nel Nord del Paese (Bologna, L’Aquila, Roma e Trento). Genovese e Manco si sono laureati nel corso di una seduta che si è svolta in modalità telematica ed alla quale hanno partecipato anche il Rettore Alberto  Carotenuto, il Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Giorgio Budillon ed i due Coordinatori dei Corsi di Studio Stefano Pierini e Claudio Parente. Ospiti il generale dell’Aeronautica Militare Luigi Baione, rappresentante permanente presso la World Meteorological Organization, ed il prof. Dino Zardi, presidente dell’Associazione Italiana Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia, i quali hanno sottolineato l’importanza dei processi di ricerca, digitalizzazione e transizione ecologica in questi ambiti che hanno prospettive enormi di sviluppo nei prossimi anni. 
Bernacca, il mito
Gaetano Genovese ha trent’anni e vive a Fisciano, in provincia di Salerno. Il suo mito è Bernacca, il celebre colonnello che illustrava agli italiani perturbazioni e scenari meteo nella Rai degli anni Settanta. “Mi piacerebbe – confessa – arrivare in tv e leggere le previsioni del tempo. Oggi molto è cambiato rispetto all’epoca di Bernacca, ma lui rimane un esempio, un modello. Con altri colleghi ho messo su anche una pagina facebook ispirata al titolo della sua trasmissione: Che tempo fa. Vuole essere un tentativo di raccontare la meteorologia in versione pop, con serietà scientifica, ma con linguaggio accessibile a tutti, anche a chi è a digiuno di questa materia”. Genovese, dopo la Triennale in Scienze nautiche, aeronautiche ed oceanografiche, ha proseguito con la Magistrale in Scienze e tecnologie della navigazione con indirizzo in Scienze del clima. “Da piccolo – ricorda – sognavo di fare questo mestiere. Osservavo le nuvole, la pioggia, la neve. Ho avuto la fortuna di trovare questo Corso di studi a Napoli che mi ha permesso di formarmi”. Le materie fondamentali per un meteorologo? “Sicuramente è indispensabile una ottima competenza in matematica ed in fisica. La meteorologia è una branca della fisica dell’atmosfera. Tutto quello che si muove nell’atmosfera è governato da leggi fisiche. Poi bisogna avere una solida conoscenza del territorio. Montagne, fiumi e valli vanno ad incidere sul clima”. Non si diventa meteorologi, però, solo sui libri. “È molto importante – dice il neolaureato – che alla teoria si affianchi una formazione sul campo. Il mio percorso universitario, anche da questo punto di vista, è stato molto fortunato. Ho avuto la possibilità di mettermi alla prova nel Centro meteorologico gestito dall’Ateneo ed ho fatto parte del gruppo che elaborava le previsioni meteo durante le Universiadi del 2019 che si svolsero a Napoli. Esperienze fondamentali per la mia crescita. Non vorrei sembrare partigiano, ma consiglio di scegliere l’Università Parthenope. Credo che sia il miglior Corso di studi in Italia che forma i meteorologi”. Il futuro? “Ho già sostenuto diversi colloqui, la mia è una figura molto richiesta ed offre diverse possibilità: il meteorologo previsore, quello che elabora ed applica i modelli per il previsore, la ricerca e la carriera accademica. Si potrebbe lavorare anche nella protezione civile o in aziende private come 3bMeteo, Radar meteo ed altre”. 
Un buon meteorologo “sa anche cogliere la bellezza”
Ilenia Manco ha 25 anni ed abita a Quarto. “La mia passione – racconta – è nata quando ero bambina. Avevo otto anni. Mi colpì molto il film After Tomorrow sui cambiamenti climatici. Tutti in sala erano terrorizzati, io saltavo sulla poltroncina felice. Mi affascinavano gli eventi meteo. Poi mi sono appassionata sempre più. I miei sono studi meravigliosi perché incentrati su qualcosa – l’atmosfera – che è un sistema caotico complesso. Una realtà sulla quale c’è ancora tanto da scoprire”. Manco immagina un futuro da ricercatrice ed ha un sogno nel cassetto. “Il fenomeno meteorologico che mi appassiona maggiormente – dice – è quello delle trombe d’aria. Su di esso ho svolto la mia tesi per il conseguimento della Laurea Triennale. Mi piacerebbe un giorno seguire i tornado nella Tornado Valley, negli Stati Uniti”. Ottimo il bilancio della neolaureata relativamente alla sua esperienza universitaria:  “Ho avuto validissimi professori, di grande livello e competenza, e l’occasione di svolgere, in parallelo al percorso universitario, importanti attività sul campo. Sia nell’ambito del Centro meteo dell’Ateneo, sia durante le Universiadi, quando ho fatto parte del gruppo che elaborava le previsioni meteorologiche. In questa Università ho trovato tanta disponibilità a far crescere i ragazzi e proporre cose nuove. È una eccellenza”. Le caratteristiche che deve avere, secondo Manco, un buon meteorologo: “È scontato che debba avere ottime conoscenze in matematica e fisica, debba padroneggiare i modelli e gli strumenti di rilevamento. Secondo me, però, c’è qualcos’altro. Deve saper guardare il cielo, alzare gli occhi e cercare la bellezza. Un buon meteorologo sa anche cogliere la bellezza ed il fascino di quel che studia, dei fenomeni, talvolta estremi, sui quali indaga o che deve prevedere. È un mestiere che non si svolge solo dietro un computer, ha una parte di campo, per così dire. Non dimentichiamo, d’altronde, che l’osservazione degli agricoltori e dei naviganti ha contribuito certamente, nei tempi passati, al progresso delle conoscenze meteorologiche”. 
Le prime due lauree in Meteorologia rappresentano certamente un traguardo importante anche per il prof. Budillon, il docente che è stato tra i promotori della revisione dei Corsi di Studio finalizzata a rispondere ai criteri della Organizzazione mondiale della meteorologia, la quale definisce le competenze necessarie della professione. “Ora godiamo – sottolinea – del riconoscimento dell’Aeronautica Militare, rappresentante permanente nell’Organizzazione. Gli studenti dopo la laurea hanno avuto l’attestato che non costa un centesimo in più. Prima dovevano partecipare ad un Master organizzato da noi e dall’Ateneo del Salento che costava 2500 euro oppure dovevano andare presso altre Università”.
“Il lavoro c’è” 
Il lavoro c’è, sottolinea il docente, per chi si forma per indagare i fenomeni atmosferici e prevedere il tempo che farà. “Ho richieste – racconta – da centri di ricerca, agenzie e società private che hanno bisogno di persone laureate in meteorologia. Genovese, per esempio, ha sostenuto un colloquio con 3B prima ancora di laurearsi. Manco è a sua volta in contatto con alcuni centri di ricerca che potrebbero assumerla ed è una risorsa anche per noi della Parthenope. Parliamo di piccoli numeri, perché gli iscritti sono circa 15 all’anno, ma i meteorologi sono assolutamente desiderati”. Merito, forse, anche dell’impennata di interesse verso le previsioni  meteorologiche che si è verificata in Italia da alcuni anni. “Per noi – sottolinea Budillon – è un fenomeno relativamente recente. In altri Paesi più datato. Negli Stati Uniti, per esempio, mi consta che già da circa venti anni esista un canale che trasmette informazioni ed approfondimenti meteo 24 ore su 24. Le previsioni del tempo sono ormai vissute come un elemento strategico per pianificare la vita quotidiana e ci affidiamo molto ad essa. Ci vestiamo e programmiamo i fine settimana, per esempio, in considerazione dei bollettini meteo, e i ristoratori valutano se mettere i tavolini all’esterno in base alle previsioni. C’è un’attenzione totale. Merito, forse, anche della circostanza che rispetto al passato l’attendibilità è notevolmente migliorata”. Ma quale è il limite temporale oltre il quale il meteorologo veste i panni dell’indovino?  “L’attendibilità è altissima entro tre o quattro giorni – risponde il docente –  Già dire se la prossima settimana pioverà o no è come tirare un dado. La previsione a medio o lungo periodo è probabilistica, ma non ha ancora margini di attendibilità. Sono indicazioni molto approssimative quelle che capita di leggere riguardo al fatto che – è un esempio – la prossima estate sarà siccitosa o piovosa, fresca o torrida”. Non prendere per oro colato le previsioni a distanza di mesi, dunque, è una buona prassi. Come, del resto, lo  è quella di non confondere meteorologia e climatologia: “La prima studia i fenomeni atmosferici. La seconda anche il mare ed i ghiacci. La meteorologia guarda al breve periodo, la climatologia ai decenni ed ai secoli”.
 
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