Risorse, semplificazione della giungla dei contratti precari, trasparenza nell’accesso alla carriera: le ragioni dei dottorandi dell’Adi

“In un periodo storico in cui l’università italiana, già afflitta da sottofinanziamento e precarizzazione endemici, si ritrova sempre più svilita tra inefficienze, diseguaglianze territoriali e sistemi di valutazione contestabili e spesso ingiusti, il futuro dei dottorandi e dei giovani ricercatori, che dovrebbero garantire al sistema universitario il mantenimento dei suoi storici standard di elevata qualità, appare quanto mai incerto”, la motivazione alla base dell’incontro promosso dall’ADI, l’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia, che si è svolto il 4 marzo in Aula De Santis, nella sede storica dell’Ateneo Federico II. Si è discusso di università, di ricerca e di lavoro in una “giornata di dibattito, confronto e mobilitazione” per “raggiungere tutti i componenti dell’università e riflettere insieme sull’attuale condizione del nostro sistema universitario e su come possiamo immaginare di cambiarlo, al fine di rendere l’università non solo un’istituzione in grado di creare veramente conoscenza e di formare al meglio i propri studenti, ma anche un luogo di lavoro sano, connesso alla propria realtà e capace di garantire la massima libertà e il massimo supporto alla ricerca”, sottolinea Mirella Paolillo, dottoranda in Scienze sociali e Statistica e coordinatrice dell’Adi Napoli. Aggiunge: “Abbiamo voluto fortemente questo incontro con il viceministro del Miur Fieramonti, con esponenti parlamentari e del sindacato. L’iniziativa è stata pensata per affrontare varie questioni. Per esempio quella dell’allocazione delle risorse tra gli atenei, dei ricercatori meridionali i quali devono andare necessariamente al nord o fuori Italia perché lì gli atenei dispongono di maggiori risorse rispetto alle Università meridionali”. Sono state poste sul tavolo pure altre tematiche, per esempio…
 
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