Ritmi stressanti, per le matricole anche 9 ore al giorno di lezione

Il cuore di Giurisprudenza torna a pulsare con l’avvio del primo semestre. Lontani i fasti del superaffollamento, il Corso di Laurea continua a tenere botta, registrando un buon numero di matricole a lezione. Gli studenti affrontano le prime difficoltà, temprati da un ritmo che, rispetto al passato, è sempre meno rilassato. “Ho già acquistato tutti i manuali – racconta Nunzio Zinfollino, matricola – I docenti hanno iniziato a spiegare in modo spedito e non voglio restare indietro. Rispetto al liceo è tutto diverso. A scuola i docenti concedevano una settimana per riprendersi dalle vacanze. Ho avuto dalle lezioni universitarie, invece, la sensazione di una corsa infinita. Più volte ci è stato ripetuto che occorre spiegare tante cose ed il tempo è pochissimo”.  Miriam Palma conferma: “Dal ‘benvenuto’ ad ‘iniziate a studiare’ è trascorso pochissimo tempo. Speravo in ritmi meno sostenuti ma ci è stato spiegato che non è possibile. Questa corsa non mi piace. Però ho acquistato tutti i manuali e non perdo una lezione. A gennaio non voglio ritrovarmi nei guai. I professori ci hanno consigliato di studiare ogni giorno, per non perdere il ritmo. È stressante ma è l’unico modo per restare in corso”. Le lezioni – che si tengono tre giorni a settimana – sono anche sopportabili per le matricole. Però per alcune discipline da molti crediti (ad esempio Costituzionale) sono previste delle lezioni integrative pomeridiane. Un corso nel corso che ‘costringe’ gli studenti a restare in Dipartimento fino alle 16.30 – 17.30. A volte è contemplato uno spazio temporale per distrarsi un po’, a volte le lezioni sono consequenziali a quelle canoniche, quindi non c’è nessuna possibilità di tirare il fiato. “Alle 14.30 mi sento già fusa – spiega Donatella Raimondi – Sei ore consecutive di diritto non sono una passeggiata. Per ora ascolto le spiegazioni che ancora non riesco a calibrare nel modo giusto. Nel pomeriggio è ancora più difficile perché si è già stanchi dalla mattina. Ma  non si può fare diversamente. Non posso permettermi di perdere le spiegazioni, già capisco poco. Così sono sempre in aula. Resisto, stringo i denti e spero che tutto vada bene”. “Resilienza è la prima parola che mi è venuta in mente dopo aver trascorso qualche settimana a Giurisprudenza – commenta Filippo Aprea – Sarò un pivello, ma i programmi e i termini giuridici che non avevo mai ascoltato prima mi hanno spaventato. Per sopravvivere…
 
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