Il Rettore: “Non lasceremo solo nessuno”

‘Ce la faremo!’ è il motto di tutta l’Italia per contrastare l’epidemia del Coronavirus. Vale anche per le Università che non si lasciano mettere in ginocchio e riprogrammano la didattica a distanza. “Da lunedì 16 marzo tutta la didattica è stata trasferita on-line conservando gli orari già stabiliti – spiega il Rettore Lucio d’Alessandro dell’Università Suor Orsola Benincasa – Attraverso una piattaforma Google, dove gli studenti erano già tutti prenotati, ognuno può seguire le lezioni come se fosse in aula direttamente da casa e al sicuro”. Per accedere alle lezioni, quindi, occorre: “uno smarthphone o un computer non necessariamente munito di telecamera e una buona connessione internet”. Le lezioni, consultabili sul calendario pubblicato on-line dall’Ateneo, seguono tre modelli: riunione, streaming e asincrona. “Ci sono lezioni in diretta in cui si può intervenire, quindi molto interattive, che arrivano a contare una classe di 250 persone, altre dove non è possibile farlo in tempo reale e poi altre pre-registrate”, spiega il Rettore. Anche gli esami di profitto, di laurea e di specializzazione saranno svolti in modalità virtuale. “Non vogliamo bloccare il percorso degli studenti, quindi ognuno potrà sperimentare la formula on-line. Ovviamente, un conto è sostenere un esame virtuale, un altro è svolgere una seduta di laurea. Perciò abbiamo promesso a tutti i neodottori che appena la situazione ce lo permetterà daremo una solenne cerimonia per loro”, assicura il Rettore. 
Il nuovo piano didattico è stato organizzato in tempistiche brevi e proprio per questo non sono mancate difficoltà: “Molti docenti si sono trovati a disagio, costretti all’uso temporaneo degli strumenti digitali. Certo, non è la stessa cosa insegnare in presenza o in remoto, sia in termini di qualità che di quantità. Però, continuare la vita universitaria vuol dire per tutti non disperdere il proprio tempo ma utilizzarlo per progredire nella formazione e per fare comunità”. 
Agli studenti è richiesta pazienza e buona volontà anche perché, secondo il Rettore, non sarà particolarmente complicato abituarsi a questa nuova realtà: “Ricordo cosa raccontavano i miei genitori dei tempi della guerra: ‘Al posto del caffè dovevamo bere il surrogato’ e questo per dire che nelle situazioni critiche bisogna arrangiarsi e non mollare mai”. Poi cita il messaggio utilizzato dall’Ateneo come slogan: ‘Tu resta a casa: UNISOB viene a casa da te’. E ribadisce: “Non lasceremo solo nessuno, né io, né il corpo docente”. Conclude con un ringraziamento a “tutti quelli che hanno contribuito a rendere questa fase critica della nostra storia un po’ meno amara e a continuare a diffondere la speranza”.
 
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