Studenti e laureati in arabo selezionati per il Middle East Mediterranean

Un osservatorio attivo per analizzare i rapidi cambiamenti politici che hanno interessato la regione del Medio Oriente Mediterraneo negli ultimi decenni: è così che si configura il prestigioso Middle East Mediterranean (MEM) Summer Summit organizzato dall’Università della Svizzera Italiana di Lugano.  Nicki Anastasio, Alessandra Guarino, Alessandro Ricci e Marta Tarantino sono i quattro studenti de L’Orientale che hanno avuto l’occasione di assistere all’evento a fine agosto, dopo aver superato le selezioni che hanno coinvolto gli Atenei di oltre 25 paesi. L’edizione 2020, tuttavia, si è svolta in una modalità molto diversa da quella inizialmente progettata, e lunga dieci giorni, quando le circostanze pandemiche hanno costretto a revisionare il format e trasferirlo online in un’unica giornata. Nonostante l’amarezza di non poter partecipare all’evento in presenza, “siamo felici di aver ascoltato gli interventi di massimi esperti sul tema, ma anche figure istituzionali di rilievo – tra cui il Presidente francese Emmanuel Macron e Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco – È stato molto interessante, infatti, che il parterre dei relatori non fosse esclusivamente ristretto ai docenti, ma si estendesse anche ad artisti che hanno parlato, ad esempio, della nuova dimensione creativa inaugurato dalle primavere arabe ma anche del ruolo di Internet in quanto strumento deputato a veicolare contenuti nell’epoca Covid”, afferma Alessandra Guarino, laureata a luglio in Scienze delle Lingue, Storia e Culture del Mediterraneo e dei Paesi Islamici con una tesi sul femminismo in Palestina di cui la prof.ssa Ersilia Francesca, docente di Gender Politics in contesto islamico, è stata relatrice. Ciascuno tra i quattro giovani change-maker, che si sono in particolar modo distinti già in fase di valutazione per i propri curricula e per le proficue esperienze di studio, conosce la lingua araba, le dinamiche geopolitiche che investono i Paesi dalla sponda sud del Mediterraneo al Medio Oriente e ognuno è affascinato da un preciso interesse scientifico. “Sono legata da sempre alla causa palestinese e già durante la Triennale ho potuto, grazie a un tirocinio svolto presso l’Università di Liegi, confrontarmi con un ambiente accademico interessato a scandagliare le conseguenze dei fenomeni politici sul tessuto sociale e nelle arti. Ho potuto, nel corso di due esperienze di volontariato in Palestina, e in seguito con un Erasmus a Parigi durante la Magistrale, mettere in pratica le conoscenze apprese all’Università e oggi continuo a occuparmi di comunicazione interculturale svolgendo il ruolo di mediatore in un ente impegnato nella realizzazione di corridoi umanitari”, racconta Alessandra. Lavorare come mediatore è “il modo più diretto per osservare la realtà di una certa cultura dagli occhi di un altro”. A detta dei partecipanti è stato giudicato tra i temi di maggiore interesse quello del primo panel, il ‘westlessness’: “un neologismo creato per indicare un concetto molto discusso e fa riferimento alla presunta mancata ingerenza dei Paesi occidentali in Nord Africa e Medio Oriente”, spiega Alessandro Ricci, arabista laureato in aprile con una tesi seguita dalla prof.ssa Daniela Pioppi, docente di Storia contemporanea dei Paesi arabi, dal titolo ‘Italia al governo. Una prospettiva diacronica in tre casi di studio: Egitto, Sudan e Libia’. Al Summit “è stato davvero stimolante ascoltare interventi che hanno preso in analisi la situazione dei conflitti in Libia e in Siria. Non credo che oggi si possa parlare effettivamente di una vera e propria assenza di forze occidentali in Medio Oriente, lì dove continuano a esserci interferenze coadiuvate dalla presenza di Israele e altre roccaforti statunitensi, dall’Iraq all’Arabia Saudita. Questa parola, ‘westlessness’, ci hanno spiegato, vuole sintetizzare il possibile scenario che ci attende con l’ingresso di ulteriori attori in campo, come già Russia e Turchia. Per me che sono molto interessato alle questioni prettamente politiche, gli interventi sull’arte e la cultura ma anche quelli sull’economia mi hanno fornito una serie di spunti che vorrei approfondire proseguendo il mio percorso con un dottorato. Sono attualmente al lavoro su una ricerca dedicata al ruolo degli attori locali, tribù e milizie, nella società libica prima e dopo Gheddafi”. Sfide aperte con l’Europa per favorire uno sviluppo sostenibile, “politiche e strategie volte alla de-escalation dei vecchi e dei nuovi conflitti in corso”: è l’argomento che Nicki Anastasio, laureando in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa con una tesi seguita dalla prof.ssa Pioppi, dopo un percorso triennale in Mediazione Linguistica e Culturale e due esperienze studio in Marocco e in Egitto, vorrebbe continuare ad approfondire nei suoi studi: “Analizzerò la crisi di legittimità dei cosiddetti stati arabi falliti, concentrandomi sull’Iraq e sulla Libia e cercando di capire cause, sviluppi e futuri scenari di questi contesti nazionali fortemente instabili. Sono affascinato sin da piccolo dalla cultura dei Paesi arabo-islamici e scrivo attualmente per l’Istituto Analisi Relazioni Internazionali (IARI), una community italiana di giovani analisti”. Come per gli altri studenti, “nei prossimi progetti c’è l’idea di ritornare presto in un paese arabo. Mi piacerebbe approfondire la regionalizzazione e l’internazionalizzazione dei conflitti interni e le forme di mobilitazione popolare in alcuni stati del Maghreb e del Mashreq”. Sta per iniziare, invece, il suo secondo anno di dottorato a L’Orientale Marta Tarantino, impegnata in un progetto di ricerca sulla partecipazione maschile ai movimenti femministi ad Amman e tirocinante per una Ong giordana. “Mi ha molto colpito che il discorso sulla crisi in Libano fosse stato rielaborato in virtù di quanto accaduto pochi giorni prima”, il 4 agosto, dopo l’esplosione verificatasi nel porto di Beirut. “Se dapprima questo Paese rappresentava agli occhi dell’Europa un esempio perseguibile di integrazione tra culture e religioni, l’esplosione ha reso evidente il fallimento di questo modello a causa della corruzione politica ed economica dilagante nel Paese, come ha riportato in video anche Nassif Hitti, ex Ministro degli esteri, dimessosi il giorno prima della tragedia. In generale, gli interlocutori hanno in più occasioni posto l’accento sulla necessità per i Paesi occidentali di rivedere le proprie agende politiche per l’agevolazione dei processi di pace in Siria e in Libia”. Veicolare una corretta percezione dei conflitti in Medio Oriente, ragionare sulla possibilità di un’arte indipendente e conoscere le personalità coinvolte in questi processi: “è stata la parte più bella del Summit”. A causa della pandemia, anche Marta è tra i dottorandi che hanno dovuto per forza di cose rivedere i propri piani: “Ho spostato il focus del progetto sulla parte teorica e sto svolgendo online tutte le interviste. Avevo già iniziato a fare ricerca presso la biblioteca di Cambridge e avrei dovuto trasferirmi sei mesi in Giordania, ma non potremo partire fino a gennaio 2021”.
 
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it
- Advertisement -




Articoli Correlati