“Un manager ha una propria ideologia di vita e di valori”

Se lo studente non va in azienda… allora è l’azienda che va dallo studente. Ospite della kermesse, il dott. Valerio De Martino, laurea in Economia e Commercio alla Federico II, oggi Founding Partner del network Cross Hub, il quale, alle presentazioni di area economica, ha dato qualche dritta ai futuri aspiranti manager.
Ma partiamo dalle basi: chi è il manager e in cosa consiste il suo lavoro? “Quanto ho detto ai ragazzi è qualcosa che non si può trovare in un manuale. Il manager è colui che si prende cura delle risorse umane e materiali che gli vengono affidate per il raggiungimento di specifici obiettivi”. Prendersi cura di una risorsa, attenzione, e non semplicemente esserne responsabili perché “avere cura di qualcosa implica la salvaguardia della sua integrità dal punto di vista morale e materiale. Vuol dire anche fornire una guida, la cultura, delle competenze: è un’operazione di tipo sociale”.
Come si diventa manager? Con una lunga carriera in settori diversi quali auditing & consulting presso aziende industriali e istituti bancari e finanziari, controllo di gestione a livello corporate presso aziende multinazionali e Direttore Generale in aziende del Fashion, il dott. De Martino sceglie come parola chiave “coraggio” e risponde: “Bisogna avere un’inclinazione naturale alla cura della risorsa, una leadership innata, essere propensi al rischio e avere una chiara visione dei potenziali obiettivi personali e aziendali da raggiungere. Un manager ha una propria ideologia di vita e di valori”.
Qual è la cassetta degli attrezzi di un buon manager? “Serietà nello studio, acquisizioni teoriche e culturali molto approfondite, compresenza delle discipline umanistiche, a titolo di lettura personale, perché ampliano la capacità creativa e affinano quella relazionale che è fondamentale nel lavoro di squadra che si deve fare in azienda, senso di responsabilità, accrescere la propria formazione attraverso corsi specialistici, livello etico ineccepibile”. È giusto che “i ragazzi abbiano una testimonianza reale della vita aziendale piuttosto che esempi tratti da un manuale”, conclude.
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