Vaccini ed effetti collaterali

“Vaccinazione contro le infezioni: attualità e prospettive” è il titolo di una ADE (Attività Didattica Elettiva) per gli studenti di Medicina, primo incontro il 18 marzo, tenuta dalla prof.ssa Giuseppina Ruggiero, docente di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze mediche traslazionali. L’occasione per fare il punto della situazione in merito alla questione dei vaccini contro il Coronavirus.
Sull’ADE in corso di svolgimento, spiega la docente: “Si parte sottolineando le caratteristiche fondamentali di un vaccino, ossia consentire agli organismi di identificare un bersaglio molecolare estrapolato dal contesto del patogeno, quindi in condizioni di innocuità, affinché si attrezzino per eliminarlo nel caso questo dovesse ripresentarsi con il patogeno, prima che dia origine ad una malattia clinicamente evidente”. Si prosegue sulle modalità di costruzione dei vaccini, che si basano sulla conoscenza del mosaico molecolare del patogeno per selezionare le molecole più utili a costruire il bersaglio. Nel ripercorrere questo itinerario “si arriva alle varie fasi di sperimentazione in cui la questione dei costi si associa alla necessità di fornire un prodotto capace di proteggere in condizioni di innocuità”. 
Poi la prof.ssa Ruggiero entra nel vivo dell’attualità e ricorda la copertina della rivista dell’OMS in cui si dichiarava l’eliminazione del vaiolo: “Il virus è un microrganismo che sopravvive se c’è un ospite che lo fa sopravvivere. Se il vaccino rende l’ospite umano non ricettivo, il virus viene ad essere distrutto – specifica – Il virus attuale ci sta costringendo a pesanti restrizioni nella vita sociale ed economica, portando moltissime persone in condizioni di gravità clinica estrema, come la rianimazione, e causando un altissimo numero di morti”. Disporre di un’arma che consenta di impedire al virus di circolare e di essere veicolo di contagio è fondamentale e “averlo ottenuto in tempi record, a meno di un anno dall’inizio della pandemia, è stato uno sforzo scientifico ed economico notevolissimo. Questa possibilità di controllo ci consente di guardare al futuro in maniera meno drammatica rispetto allo scorso anno quando si è rivelata tutta la fragilità del nostro mondo”. Molte persone che hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca hanno sofferto, però, di effetti collaterali. “Il problema si verifica nel momento in cui la somministrazione avviene su larga scala, arrivando a toccare un milione o più persone – prosegue la docente – Ed è possibile che, nello stesso lasso temporale, succedano delle cose che, talvolta, tra la popolazione avvengono”. Se si considera “quello che avviene su una popolazione di 60 milioni di individui, in un range di età dai 30 ai 50, può accadere che un certo numero di persone sia interessato da eventi anche letali. E, con un evento vaccinale così ampio in corso, è possibile che si creino delle correlazioni che sono temporali”. È umano, “mi rendo conto, che questo crei allarme. Ma il sistema di sorveglianza che ha portato alla momentanea sospensione di AstraZeneca al verificarsi degli eventi avversi, per capire se siano o meno connessi al vaccino, dovrebbe farci confidare nella capacità del nostro sistema di controllare ciò che avviene”. Tanto si sta dicendo anche sull’incapacità da parte delle case farmaceutiche di fornire il numero di dosi richiesto: “Non eravamo preparati ad affrontare una situazione simile. E lo stesso vale per le company che non erano pronte a produrre, in tempi così rapidi, così tante dosi. Forse – prosegue – cercare di liberalizzare i brevetti e le licenze, per consentire anche ad altri enti produttivi di beneficiare delle conoscenze acquisite da alcune compagnie, potrebbe ampliare il range di produzione. Ma tutto questo richiede tempo e la riqualifica di strutture che devono dotarsi delle potenzialità tecnologiche necessarie alla produzione del vaccino”. Non è ultima la questione della copertura vaccinale contro le varianti del virus, la cui diffusione sta aumentando vertiginosamente: “I dati scientifici non sono completi, ma studi preliminari sembrano indicare una copertura anche contro le varianti inglese e sudafricana. Se in tempi brevi dovesse presentarsi una variante non controllabile dalla copertura vaccinale, si potrebbe costruire un richiamo che fornisca al sistema immunitario gli elementi per combattere la variante in questione”. Un parere sul vaccino italiano Spallanzani-Reithera che dovrebbe essere pronto per la somministrazione tra circa un anno: “Abbiamo da coprire un’intera popolazione. Nella più ottimistica delle ipotesi, potremmo arrivare, tra settembre e ottobre, a coprire, su base volontaria, i maggiori di 18 anni. Anche dopo l’estate, non mi aspetterei comunque un controllo completo del virus. Resta poi la fascia più giovane della popolazione, al momento non copribile, perché non ci sono ancora dati sufficienti. Immagino che nuovi prodotti, anche tra più di dieci mesi, troveranno spazio e utilità”. 
Resta, comunque, da parte di molti la ‘paura’ nei confronti del vaccino: “È umano che ci sia un minimo di remore. Ma io mi auguro che la razionalità di ciascuno di noi ci consenta di guardare ai vaccini come l’unica modalità in grado di proteggere noi e i nostri cari. La campagna vaccinale che stiamo affrontando è un grande sforzo, anche in termini organizzativi e di numeri da gestire. Ma sono fiduciosa che sia la nostra possibilità di sfuggire alla malattia riprendendo una vita normale dal punto di vista economico e sociale”.
 
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