Veterinaria in Africa Subsahariana

“Siamo tormentati perché conosciamo i volti, i nomi e le situazioni degli amici in Africa, dei bambini che aiutiamo, sappiamo di non aver potuto inviare la stessa quantità di farmaci degli altri anni. Mi auguro che presto si possa organizzare una missione, nel frattempo continuiamo a sostenere come possiamo due centri ospedalieri, due presidi per bambini disabili, due centri per bambini e ragazzi ciechi e una scuola che accoglie 200 alunni”, racconta accorato il prof. Enrico Di Salvo, docente in pensione di Chirurgia Generale alla Federico II. L’epidemia da Covid-19 continua ad impedire alle associazioni umanitarie di tornare nei posti in cui si fa volontariato e mette in grave difficoltà anche la solidarietà. “È crollato drasticamente il reclutamento di fonti e risorse perché la gente oggi ha perso il lavoro o ha difficoltà; chi non ha di questi problemi alla richiesta di una donazione risponde di averne appena fatta un’altra per un ospedale. È comprensibile”, sottolinea il professore che nel 2013 ha fondato l’Associazione Sorridi Konou Konou Africa Onlus (ASKKAO). Un impegno che ha portato il prof. Di Salvo con la prof.ssa Bianca Gasparrini, docente di Clinica Ostetrica e Ginecologia Veterinaria al Dipartimento di Medicina Veterinaria, ogni anno a trascorrere un periodo in Benin, una regione dell’Africa Subsahariana che ormai è diventata un pezzo importante della loro vita, una tappa del cuore. Tante le iniziative realizzate dai due docenti con il contributo di molti altri colleghi italiani e beninesi che nel tempo si sono aggiunti a loro in questa esperienza. 
“L’attività del prof. Di Salvo è sempre stata di tipo assistenziale, con interventi chirurgici, di ricostruzioni plastiche e soprattutto di supporto agli ospedali locali, come l’ospedale di Gbemontin, una struttura in mezzo al nulla, per qualsiasi necessità di cui ci fosse bisogno”, racconta la prof.ssa Gasparrini. L’associazione, ad esempio, ha finanziato la ricostruzione e la manutenzione di diverse strutture, inviando anche strumentazioni che garantissero una modernizzazione dei reparti operatori, di degenza e dei servizi diagnostici. Nel 2007, ricorda la docente, “la mia prima missione, rendendomi utile come potevo perché non sono un medico ma una veterinaria. Ho iniziato a cercare i primi contatti con i colleghi dell’Università di Abomey Calavi, offrendo loro un supporto anche scientifico. In assenza della Facoltà di Veterinaria, abbiamo preso contatti con i professori del Dipartimento di Scienze Agrarie e successivamente loro hanno deciso di inserire l’indirizzo di Zootecnica e quello di Medicina”. Inizialmente questi contatti erano informali e le collaborazioni più tra l’associazione e le università che tra l’università beninese e quella federiciana. Dopo anni di impegno sul posto e una rete sempre più variegata e ampia di legami, è stato l’Ufficio Relazioni Internazionali a proporre di stipulare un accordo di scambio con l’Università di Abomey Calavi, nell’ambito Erasmus+ con mobilità verso i paesi extra UE, proposta che la prof.ssa Gasparrini ha accolto con entusiasmo. Nel 2019, dopo aver presentato questa nuova meta, sono subito arrivate due candidature di studenti e tre dai docenti, ma la pandemia ha bloccato tutte le partenze. C’è però chi non ha rinunciato all’idea di poter vivere questa esperienza e risulta vincitrice per lo scambio in Benin 2021-22: è Stefania Corsaro; seguirà presso l’università africana un percorso di formazione della durata di tre mesi, ma le condizioni attuali non permettono ancora di stabilire con sicurezza la data. “Mi auguro davvero che molti ragazzi possano partire e vivere questa esperienza, che è un’occasione formativa e indimenticabile per conoscere parti del mondo di cui i giovani non sentono nemmeno parlare. Chi parte avrà contatti con realtà diverse, forse più povere ma per nulla inferiori a noi dal punto di vista della didattica”, commenta il prof. Di Salvo. 
Tra i progetti in campo veterinario in Benin, la prof.ssa Gasparrini cita i corsi di formazione nei comuni di Toffo, Zinviè e Kpomassè sui sistemi di allevamento animale sostenibile, soprattutto per polli, conigli e piccoli ruminanti, sulla prevenzione sanitaria e riguardo la gestione di una cooperativa con l’intento di motivare anche le donne a farsi promotrici di attività economiche e commerciali. I Centri Vidjingni, che ospita bambini e ragazzi gravemente disabili o senza famiglia, e Saint Philippe de la Providence, nel villaggio di Telokoué, hanno invece trovato nell’allevamento di capre da latte, galline ovaiole, conigli, maiali, e mettendo in piedi piccole attività agricole, la soluzione per sostenere il carico delle proprie spese. L’associazione ASKKAO ha sostenuto il Centro con la creazione di un caseificio a norma e con l’acquisto di alcuni ettari di terreno e la costruzione di una nuova stalla, trattandosi queste di attività fondamentali per il suo sostentamento. 
 
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